Il dott. Emanuele di Maio è un assistente sociale libero professionista che lavora a Roma.
Sono
nato ad Ischia, una meravigliosa Isola nel Golfo di Napoli, nel 1982. Ho
sempre avuto la passione per lo studio e sin da bambino ho sentito il
desiderio di conoscere ed imparare e di poter investire le mie
conoscenze in qualcosa di utile e soddisfacente. Ho
studiato al Liceo Classico, volevo fare il Prof! Subito
dopo il Diploma mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze del
Servizio. Mi sono laureato nel Luglio 2008 e dopo pochi mesi ho
conseguito l’abilitazione.Ho
svolto diversi lavoretti durante il percorso di studi universitari,
così come capita a tanti giovani: animatore per bambini, agente di
commercio, insegnante di doposcuola e di pianoforte.
L’esperienza
più importante è sicuramente stata quella del Servizio Civile,
grazie alla quale ho potuto cominciare a “sporcarmi le mani”
nell’area socio-educativa. Dopo
la Laurea mi sono trasferito in Emilia Romagna, a seguito di una
selezione vinta per il Comune Modena ed ho ricoperto il ruolo di
Assistente Sociale nel Servizio di Dimissioni Protette presso il
Policlinico della città. Alla fine di questo contratto a tempo
determinato dovevo decidere cosa fare: potevo tornare nella mia bella
Isola ed attendere che mi si prospettasse qualche opportunità
lavorativa oppure ricominciare da capo in un’altra città. Ho
scelto Roma, dove avevo già degli amici e una possibilità di
pernottamento. Nella Capitale ho ricoperto diverse volte il ruolo di
Assistente Sociale, anche come libero professionista, fino ad essere
assunto a tempo indeterminato in una Cooperativa Sociale Integrata.
Continuo ad operare come libero professionista presso il mio studio e
mi occupo principalmente di Counseling (sono un Counselor
accreditato) e formazione. Dal 2014 si è realizzato anche il mio
vecchio sogno di fare il Prof in quanto sono un docente
dell’Università Pontifica S. Tommaso d’Aquino di Roma.
1) Cosa l'ha spinta a intraprendere questo percorso professionale?
Come
anticipato nella mia biografia ho sempre avuto la passione per
l’insegnamento, infatti ero abbastanza convinto di iscrivermi alla
Facoltà di Lettere. Una mattina mio padre andò a Napoli per
consegnare in segreteria la documentazione relativa all’iscrizione
alla Facoltà di Lettere e, nel chiedere indicazioni, fu fermato da
un uomo che gli disse: “prima di iscrivere suo figlio alla facoltà
di Lettere vorrei sottoporre alla sua attenzione il piano di studi di
una nuova Facoltà, Scienze del Servizio Sociale”. Mio padre non se
la sentì di consegnare quella documentazione, torno a casa e mi
parlò del suo strano incontro. Più leggevo la modulistica più
sentivo che quella fosse la mia strada. L’alternativa a Lettere era
Psicologia e quella di Servizio Sociale sembrava un’opzione molto
interessante. Ne parlai con una mia amica del Liceo e alla fine fummo
in sei Ischitani ad iscriverci contemporaneamente. Tutte risorse
preziose per quegli anni di studio.Ho
sempre avuto il desiderio di essere di aiuto, di poter contribuire a
migliorare la vita delle persone, in qualsiasi modo. Spesso mi sono
guardato indietro chiedendomi se avessi fatto la scelta giusta, anche
alla luce della difficile situazione lavorativa che riguarda il
nostro ambito e la risposta è stata sempre la stessa: “si, perché
non avrei saputo fare nient’altro come ciò che faccio ormai da
sette anni”. Aggiungo un ulteriore dettaglio, io non solo faccio
l’assistente sociale ma sento di esserlo, sento che sia parte di me
e sentivo di esserlo anche quando ero triste perché disoccupato o
sottopagato. Il mio desiderio di essere un professionista dell’aiuto,
un facilitatore, un agente di cambiamento, non mi ha mai abbandonato
un solo giorno e vi assicuro, ci sono stati giorni veramente
difficili!
2) Dove trova la forza, il coraggio e la grinta per affrontare una lunga e faticosa giornata lavorativa?
Innanzitutto voglio affermare con forza e determinazione che sono grato a Dio per la fatica che provo dopo aver affrontato una lunga giornata di lavoro. Ci sono stati mesi in cui passavo le giornate rintanato in casa, abbattuto a causa dell’essere inoccupato o disoccupato quindi oggi non ho il coraggio di lamentarmi, anche in quelle giornate in cui ricopro tre mansioni in dieci ore e in tre posti diversi di Roma.
Forza,
coraggio e grinta sono doni che si rinnovano quotidianamente nella
mia vita e, secondo la mia fede, il mio donatore è Dio. Sicuramente
non mancano le giornate “no”, quelle in cui faccio incontri
difficili, in cui vengo accusato nonostante l’impegno e la
dedizione, quelle in cui mi verrebbe voglia di sbarazzare la
scrivania o di chiudere la partita iva. Sono decisamente umano ed ho
tutte le debolezze tipiche della mia natura! Ma in linea di massima,
ciò che mi spinge comunque a continuare è ciò che ho sempre
desiderato essere, nella vita privata e sul posto di lavoro: una
persona che aiuta.
3) Cosa significa per lei essere un bravo assistente sociale?
Un
bravo assistente sociale è un professionista, una persona che decide
di formarsi ed essere formato per realizzare al meglio ciò che sente
di voler essere e voler fare.
Quando
lavoro, ovunque mi trovi, mi studio di trasmettere non solo freddo
tecnicismo, ma anche un’adeguata competenza operativa e, al di
sopra di tutto, quelle doti umane tipiche di una relazione di aiuto. Ho
sempre trovato difficile scindere la mia persona dalla mia
professione. C’è chi mi diceva che un bravo assistente sociale non
entra in relazione, non parla di sé, non scende al livello
dell’utente. Io penso di essere un assistente sociale nonostante
non sia sempre “bravo” ad osservare i suddetti consigli. Sono
contento di poter svolgere la mia professione in contesti che mi
permettono di essere non solo un professionista ma anche una
persona.
4) Un assistente sociale a Bari e non solo, fatica a trovare lavoro. Che consigli darebbe?
Ho
vissuto sulla mia pelle la crisi. So che significa doversi
“mantenere” senza uno stipendio o con pochi soldi. Ho avuto
l’onore di conoscere però colleghi ed amici che mi hanno aiutato a
non demordere e a continuare a lottare per i miei sogni. Ho
sperimentato la strada della libera professione ed insieme ad altri
colleghi mi sono prodigato tanto per questa nuova opportunità ed ho
assistito ai successi di tanti giovani assistenti sociali che,
singolarmente o in collaborazione, hanno realizzato il sogno dello
Studio Professionale di Servizio Sociale. Ho lavorato presso RSA,
come formatore, nel mio studio privato. Non è stato e tuttora non è
facile. Mi
rendo conto che tanti colleghi sono anche stufi dei consigli perché
hanno bisogno di un lavoro, di poter mostrare e dimostrare quanto
amano questa professione. L’unico consiglio che mi sento di dare è
di continuare a crederci e ad avere rispetto per i propri sogni.
Nell’attesa forse sarà necessario svolgere qualsiasi altra
professione pur di arrivare a fine mese, ma penso sia importante e
doveroso verso noi stessi, non permettere a niente e nessuno di
derubarci della nostra passione e della nostra identità
professionale.
5) Un suo sogno nel cassetto...
Spesso
mi fermo a riflettere, magari al termine di una settimana pesante e
mi rendo conto che alcuni piccoli grandi sogni si sono già
realizzati o si stanno realizzando. Una mia carissima amica mi ha
regalato una calamita da frigorifero in un periodo un po’ difficile
della mia vita su cui c’è scritto: "I sogni nel cassetto fanno la
muffa!". Il mio sogno forse è proprio quello di poter avere sempre il
coraggio e la possibilità di tirar fuori dal cassetto i miei
desideri e le mie passioni.
Ilaria Staffulani
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