mercoledì 13 maggio 2015

Interviste sociali: Dott. Emanuele Di Maio assistente sociale libero professionista

Il dott. Emanuele di Maio è un assistente sociale libero professionista che lavora a Roma. 


Sono nato ad Ischia, una meravigliosa Isola nel Golfo di Napoli, nel 1982. Ho sempre avuto la passione per lo studio e sin da bambino ho sentito il desiderio di conoscere ed imparare e di poter investire le mie conoscenze in qualcosa di utile e soddisfacente. Ho studiato al Liceo Classico, volevo fare il Prof! Subito dopo il Diploma mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze del Servizio. Mi sono laureato nel Luglio 2008 e dopo pochi mesi ho conseguito l’abilitazione.Ho svolto diversi lavoretti durante il percorso di studi universitari, così come capita a tanti giovani: animatore per bambini, agente di commercio, insegnante di doposcuola e di pianoforte. 

L’esperienza più importante è sicuramente stata quella del Servizio Civile, grazie alla quale ho potuto cominciare a “sporcarmi le mani” nell’area socio-educativa. Dopo la Laurea mi sono trasferito in Emilia Romagna, a seguito di una selezione vinta per il Comune Modena ed ho ricoperto il ruolo di Assistente Sociale nel Servizio di Dimissioni Protette presso il Policlinico della città. Alla fine di questo contratto a tempo determinato dovevo decidere cosa fare: potevo tornare nella mia bella Isola ed attendere che mi si prospettasse qualche opportunità lavorativa oppure ricominciare da capo in un’altra città. Ho scelto Roma, dove avevo già degli amici e una possibilità di pernottamento. Nella Capitale ho ricoperto diverse volte il ruolo di Assistente Sociale, anche come libero professionista, fino ad essere assunto a tempo indeterminato in una Cooperativa Sociale Integrata. Continuo ad operare come libero professionista presso il mio studio e mi occupo principalmente di Counseling (sono un Counselor accreditato) e formazione. Dal 2014 si è realizzato anche il mio vecchio sogno di fare il Prof in quanto sono un docente dell’Università Pontifica S. Tommaso d’Aquino di Roma.

1) Cosa l'ha spinta a intraprendere questo percorso professionale? 



Come anticipato nella mia biografia ho sempre avuto la passione per l’insegnamento, infatti ero abbastanza convinto di iscrivermi alla Facoltà di Lettere. Una mattina mio padre andò a Napoli per consegnare in segreteria la documentazione relativa all’iscrizione alla Facoltà di Lettere e, nel chiedere indicazioni, fu fermato da un uomo che gli disse: “prima di iscrivere suo figlio alla facoltà di Lettere vorrei sottoporre alla sua attenzione il piano di studi di una nuova Facoltà, Scienze del Servizio Sociale”. Mio padre non se la sentì di consegnare quella documentazione, torno a casa e mi parlò del suo strano incontro. Più leggevo la modulistica più sentivo che quella fosse la mia strada. L’alternativa a Lettere era Psicologia e quella di Servizio Sociale sembrava un’opzione molto interessante. Ne parlai con una mia amica del Liceo e alla fine fummo in sei Ischitani ad iscriverci contemporaneamente. Tutte risorse preziose per quegli anni di studio.Ho sempre avuto il desiderio di essere di aiuto, di poter contribuire a migliorare la vita delle persone, in qualsiasi modo. Spesso mi sono guardato indietro chiedendomi se avessi fatto la scelta giusta, anche alla luce della difficile situazione lavorativa che riguarda il nostro ambito e la risposta è stata sempre la stessa: “si, perché non avrei saputo fare nient’altro come ciò che faccio ormai da sette anni”. Aggiungo un ulteriore dettaglio, io non solo faccio l’assistente sociale ma sento di esserlo, sento che sia parte di me e sentivo di esserlo anche quando ero triste perché disoccupato o sottopagato. Il mio desiderio di essere un professionista dell’aiuto, un facilitatore, un agente di cambiamento, non mi ha mai abbandonato un solo giorno e vi assicuro, ci sono stati giorni veramente difficili!

2) Dove trova la forza, il coraggio e la grinta per affrontare una lunga e faticosa giornata lavorativa? 


Innanzitutto voglio affermare con forza e determinazione che sono grato a Dio per la fatica che provo dopo aver affrontato una lunga giornata di lavoro. Ci sono stati mesi in cui passavo le giornate rintanato in casa, abbattuto a causa dell’essere inoccupato o disoccupato quindi oggi non ho il coraggio di lamentarmi, anche in quelle giornate in cui ricopro tre mansioni in dieci ore e in tre posti diversi di Roma.
Forza, coraggio e grinta sono doni che si rinnovano quotidianamente nella mia vita e, secondo la mia fede, il mio donatore è Dio. Sicuramente non mancano le giornate “no”, quelle in cui faccio incontri difficili, in cui vengo accusato nonostante l’impegno e la dedizione, quelle in cui mi verrebbe voglia di sbarazzare la scrivania o di chiudere la partita iva. Sono decisamente umano ed ho tutte le debolezze tipiche della mia natura! Ma in linea di massima, ciò che mi spinge comunque a continuare è ciò che ho sempre desiderato essere, nella vita privata e sul posto di lavoro: una persona che aiuta.

3) Cosa significa per lei essere un bravo assistente sociale? 


Un bravo assistente sociale è un professionista, una persona che decide di formarsi ed essere formato per realizzare al meglio ciò che sente di voler essere e voler fare.
Quando lavoro, ovunque mi trovi, mi studio di trasmettere non solo freddo tecnicismo, ma anche un’adeguata competenza operativa e, al di sopra di tutto, quelle doti umane tipiche di una relazione di aiuto. Ho sempre trovato difficile scindere la mia persona dalla mia professione. C’è chi mi diceva che un bravo assistente sociale non entra in relazione, non parla di sé, non scende al livello dell’utente. Io penso di essere un assistente sociale nonostante non sia sempre “bravo” ad osservare i suddetti consigli. Sono contento di poter svolgere la mia professione in contesti che mi permettono di essere non solo un professionista ma anche una persona.

4) Un assistente sociale a Bari e non solo, fatica a trovare lavoro. Che consigli darebbe? 



Ho vissuto sulla mia pelle la crisi. So che significa doversi “mantenere” senza uno stipendio o con pochi soldi. Ho avuto l’onore di conoscere però colleghi ed amici che mi hanno aiutato a non demordere e a continuare a lottare per i miei sogni. Ho sperimentato la strada della libera professione ed insieme ad altri colleghi mi sono prodigato tanto per questa nuova opportunità ed ho assistito ai successi di tanti giovani assistenti sociali che, singolarmente o in collaborazione, hanno realizzato il sogno dello Studio Professionale di Servizio Sociale. Ho lavorato presso RSA, come formatore, nel mio studio privato. Non è stato e tuttora non è facile. Mi rendo conto che tanti colleghi sono anche stufi dei consigli perché hanno bisogno di un lavoro, di poter mostrare e dimostrare quanto amano questa professione. L’unico consiglio che mi sento di dare è di continuare a crederci e ad avere rispetto per i propri sogni. Nell’attesa forse sarà necessario svolgere qualsiasi altra professione pur di arrivare a fine mese, ma penso sia importante e doveroso verso noi stessi, non permettere a niente e nessuno di derubarci della nostra passione e della nostra identità professionale.

5) Un suo sogno nel cassetto... 


Spesso mi fermo a riflettere, magari al termine di una settimana pesante e mi rendo conto che alcuni piccoli grandi sogni si sono già realizzati o si stanno realizzando. Una mia carissima amica mi ha regalato una calamita da frigorifero in un periodo un po’ difficile della mia vita su cui c’è scritto: "I sogni nel cassetto fanno la muffa!". Il mio sogno forse è proprio quello di poter avere sempre il coraggio e la possibilità di tirar fuori dal cassetto i miei desideri e le mie passioni.



                                                                                                      Ilaria Staffulani




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