martedì 5 settembre 2023

Bando di selezione per assistente sociale nell'area prevenzione dipendenze

 ASSEMI - Azienda sociale sud est Milano - ha pubblicato un bando di selezione per incarico professionale per assistente sociale da inserire in un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus 2021-2027 nell'area prevenzione e limitazione dei rischi nelle dipendenze.

Qui il bando con lo schema di domanda


https://bit.ly/45BDNxH

Le domande di partecipazione possono essere inoltrate entro le ore 12 del 20 settembre 2023.

giovedì 25 maggio 2023

Annuncio di lavoro per assistente sociale: ambito minori e donne sole

 L’associazione MondoDonna Onlus cerca un assistente sociale. Ecco un nuovo annuncio di lavoro.

Lavorano in Emilia Romagna per un servizio di gestione di minori in stato di abbandono e di donne sole e/o con minori vittime di violenza.

Il candidato/ la candidata dovrà possedere inderogabilmente i seguenti requisiti:

Titolo di studio Assistente Sociale ed iscrizione all’albo.

Esperienza almeno biennale nell'ambito dei servizi sociali con riferimento ai minori e alle donne sole e/o con figli minori vittime di abuso, maltrattamento e violenza;

Automunito/a

Residenza o domicilio sul territorio oggetto dell’intervento (Territorio Romagnolo, nello specifico Rimini e Riccione)

Completeranno il curriculum, rappresentando titolo preferenziale, i seguenti ulteriori requisiti:

- Disponibilità immediata;

- Buona conoscenza del territorio.

- Conoscenza di base di almeno una lingua straniera tra inglese e francese;

Informazioni aggiuntive
Orario di lavoro: su turni all’interno delle fasce orarie Lunedì - Venerdì 14:00-08:00, Sabato e Domenica h24.


martedì 18 aprile 2023

Hospice o casa: scegliere dove morire

 La malattia fa parte della vita. Spesso cerchiamo di allontanare da noi l'idea che possa accadere qualcosa a noi e ai nostri cari. Con l'avanzare dell'età purtroppo è inevitabile che il corpo si logori e inizi ad incepparsi. Pensiamo ad un automobile. I primi anni funziona benissimo ma dopo qualche tempo ecco i primi problemini. Si scarica la batteria, le gomme si forano spesso, i freni non vanno e la frizione si è rotta. E dopo poco la macchina è da rottamare. Il nostro corpo si avvicina molto ad un mezzo di trasporto. Anzi forse lo è.  Per chi è credente, come me, mi piace pensare che sia proprio un "mezzo di trasporto" in grado di portarci dalla nostra vita terrena ad una vita eterna, nell'aldilà. Un mezzo che una volta rotto non ci serve più.


 Affrontare la tematica della morte non è facile. È importante metabolizzare quello che è la vita e quello che è la malattia. Alla voce "morte" il dizionario recita così "permanente cessazione di tutte le funzioni biologiche che sostengono un organismo vivente". 


 Nella mia professione da assistente sociale mi è capitato spesso di parlare con gli utenti di morte e di malattia. Il nodo della discussione spesso si concentra sul dove morire. Nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un nostro caro malato da tempo che sta per morire ci chiediamo: cosa è giusto fare? 


Portarlo in un hospice dove si prendono cura di lui sotto ogni aspetto socio sanitario oppure lasciare che muoia a casa, nel suo letto, tra i suoi affetti più cari. È questa la domanda delle domande.  Ovviamente non ci può essere una risposta standard. Dipende da centinaia di fattori che possono essere legati alla patologia, alle barriere architettoniche dell'abitazione piuttosto che all'assenza di rete assistenziale. Il care giver ancora una volta si trova a prendere una decisione importante, forse l'ultima.


 Il mio punto di vista è questo: se possibile preferire il domicilio. Consentire di morire nel proprio letto, nella propria casa comprata con tanti sacrifici e con i familiari e gli amici vicini h24 credo che dia pace al malato. Ma non sempre le cure domiciliari sono la strada più giusta da percorrere. Spesso la fragilità del paziente e la complessità delle cure, compresa la terapia del dolore, ci impongono come unica soluzione l'hospice. Un luogo accogliente dove gli operatori si prendono cura di ogni dettaglio e di tutti i pazienti.

lunedì 13 settembre 2021

Care Giver: prendersi cura di sè stessi

In questi ultimi anni la figura del Care Giver è sempre più presente all'interno delle famiglie italiane. Un ruolo molto delicato che li porta molto spesso a sentirsi soli, umiliati, abbandonati, stressati e vittime di un circuito familiare che sembra andare in tilt.

Ho deciso di scrivere questo articolo a seguito dei numerosi colloqui svolti con loro. Colloqui in cui emerge il bisogno di URLARE al mondo IO CI SONO e STO SOFFRENDO. Persone che chiedono aiuto e che necessitano di prendersi cura di sè stessi.

Spesso ci dimentichiamo che i Care Giver sono intorno a noi, sono nelle nostre case,  tra i nostri vicini di casa, tra i nostri amici e colleghi. Spesso pensiamo a loro come dei supereroi, ma non lo sono. Sono umani, proprio come me e te.

Sono persone che per scelta o meno si sono ritrovate a indossare il vestito della figura del CARE GIVER.



Si sentono abbandonati dai parenti, dagli amici, dalle istituzioni e da Dio. Si sentono vittime di un meccanismo circolare dal quale risulta impossibile venirne a capo. 

L'obiettivo ultimo alla fine è sempre quello: assistere il proprio caro e farlo sentire più accudito possibile. Per molti l'inserimento in struttura non è neanche preso in considerazione. Provano ad assumere badanti e infermieri nella speranza di non lasciare nulla al caso.

Il proprio caro si aggrava. Peggiora giorno dopo giorno inesorabilmente. L'alzheimer è una malattia subdola, aggiungerei maledetta.

Si insinua lentamente. Piccole dimenticanze. Qualche disattenzione. Ma poi ti accorgi che gli episodi lentamente aumentano, diventano più frequenti. Sempre di più.

A quel punto decidi insieme al medico curante di portarlo da un medico specialista: il neurologo. Sarà lui che con la bacchetta magica riuscirà a trovare una spiegazione a questi sintomi. Bacchette magiche in realtà non ce ne sono. Anzi.

La terapia farmacologica inizia a funzionare, ma per poco. E' necessaria cambiarla di volta in volta in base ai suggerimenti dello specialista.

La situazione peggiora. Si sveglia 2-3 volte la notte, pensa che sia giorno. Sostiene di voler andare in bagno per fare la pipì, si dimentica che ha il catetere a permanenza.

E' diventato aggressivo verbalmente e fisicamente. Lo stress aumenta. La tensione è a livelli altissimi e il care giver inizia a traballare. Dolore alla schiena, mal di testa, cervicale, nervosismo, irritabilità. Questi sono solo alcuni dei sintomi fisici e psicologici.

Le settimane passano e la situazione peggiora. 

Testimonianze dei care giver

"L'altro giorno mi ha rincorso con le forbici in mano". 

"Si era chiuso in bagno, non voleva uscire. Gridava e aveva una forza sovra umana. Siamo stati costretti a chiamare il 118. Ci hanno chiesto cosa volevamo fare se dovevano portarlo via. Io e mio figlio abbiamo detto di no, di lasciarlo a casa con noi".

"Mi ha riempito di parolacce. Tante brutte parole. Ma quello che mi fa più male è che non mi riconosce più".

"Stiamo pensando di trovare una soluzione alternativa. A casa non riusciamo più a gestirlo. Siamo disperate e distrutte".

"Non ho più una mia vita. Mi sono trasferita a casa dei miei genitori. Con mio marito  non mi parlo quasi più. Penso che mi lascerà."

"Ho chiesto l'aspettativa a lavoro, mi sono trasferito a casa di papà. Mamma è deceduta un anno fa, per il Covid. Sono figlio unico. Sono disperato, non so come fare".

"Sono in cura dallo psichiatra. Non riesco più a parlare con mio marito e con i miei due figli piccoli. La mia testa è sempre li. Non penso ad altro. Sto perdendo tutto. Tutto quello che avevo costruito".

Malattia di Alzheimer: si prende gioco dei nostri sentimenti

Queste sono solo alcune delle testimonianze di chi ogni giorno soffre, impotente. Davanti ad una malattia che si prende gioco dei nostri sentimenti e delle nostre vite. 

Per poter prendersi cura del proprio caro bisogna imparare a prendersi cura di sè stessi. Concedersi del tempo per sè fa bene e vi aiuta a ricaricarvi. Questo non significa voler meno bene al proprio genitore ma è proprio il contrario.

Accudisco me per prendermi cura meglio di lui.

Trovate del tempo per uscire, per staccare la spina. Fosse solo per andare al supermercato o per prendere un caffè con un'amica al bar. Avete bisogno anche di queste piccole cose. 

Avete bisogno di parlare con qualcuno, un parente, un amico, uno sportello di aiuto, un associazione, un professionista. Non dimenticate mai che voi siete umani non siete super eroi. Avete dei limiti, proprio come tutti. 

Bisogna imparare a riconoscere questi limiti e ad accettarli. Solo in questo modo riusciremo a vivere meglio con noi stessi e con chi vogliamo bene.

Assistente Sociale dott.ssa Ilaria Staffulani 

 i.staffulani@libero.it


venerdì 7 aprile 2017

Corso online "Mediazione scolastica: strumento per combattere il bullismo"

Corso online "Mediazione scolastica: strumento per combattere il bullismo"


Tutor corso: Assistente Sociale e Mediatrice Familiare dott.ssa Ilaria Staffulani


PROGRAMMA:

1) Parte teorica con slide

-che cos'è la mediazione scolastica

-obiettivi

-che cos'è il bullismo

-come riconoscerlo e affrontarlo


lunedì 5 dicembre 2016

La terapia della bambola: uno stimolo per gli anziani

Sono sempre più affascinata dalle terapie non farmacologiche che stanno lentamente facendosi spazio all'interno delle case di riposo. Le più famose sono certamente la pet therapy e la musicoterapia.

Oggi però vorrei parlarvi di un altro metodo che si è dimostrato particolarmente interessante. Parliamo della terapia della bambola.


In cosa consiste e di cosa si tratta? 


La doll therapy è un metodo che è nato in Svezia alla fine degli anni 90’. La madre della terapia della bambola è la dottoressa Britt Marie Egedius Jakobsson, psicoterapeuta.

Tale bambola fu ideata per stimolare e aiutare il suo bambino autistico. Negli anni successivi questo nuovo metodo si è sviluppato sempre di più espandendosi in tutta Europa.

La terapia della bambola si pone l'obiettivo di stimolare l'empatia, lo sviluppo delle emozioni, della memoria, dell'interazione, ecc. La bambola è dunque in grado di migliorare il benessere degli anziani e in particolare dei pazienti affetti da Alzheimer.

Attraverso l'interazione con la bambola (accarezzandola, baciandola, dandole da mangiare, pettinandola, ecc.) l'anziano è in grado di recuperare le funzioni di accudimento e allo stesso tempo di ridurre l'aggressività.