Il mondo continua a cambiare anche se noi restiamo fermi. Il tempo scorre, gli anni passano e la vita va avanti inesorabilmente. Generazione dopo generazione...senza sosta. Sta a me, assistente sociale a Bari, riuscire ad adattarmi alla società perennemente in evoluzione.
Voglio parlarvi di un particolare fenomeno che sta avvenendo all'interno del magico mondo di internet. Sui social network, e in particolare su Facebook, sono sempre più numerosi i gruppi dedicati a problematiche di vario tipo.
Luoghi virtuali dove la gente si incontra per chiacchierare e discutere delle sue difficoltà. Esistono gruppi di tutti i tipi: da quelli dedicati a malattie come “Tumore al seno”, “Diabete”, “Alzheimer” a quelli invece legati a problematiche di tipo psicologico come “Ansia e panico”, ”Depressione”. Ci sono anche gruppi in cui si parla di problematiche sentimentali o genitoriali. Ho preso visione di molti di questi gruppi e mi hanno portato a riflettere sulla loro efficacia e sulla quantità di persone che vi partecipano.
Vorrei, forse andando contro tendenza, spezzare una lancia a favore del cosiddetto “Web 2.0”. Solitamente quando si parla di forum, chat, social network si tende a demonizzarli. Sono visti, soprattutto dai meno giovani, come luoghi di perdizione, dove si perde tempo prezioso.
Ho letto attentamente diversi messaggi inseriti dagli utenti iscritti ai diversi gruppi. Ognuno di loro ha portato alla luce una propria esperienza personale di vita. Una determinata problematica, sia legata alla grave malattia di un parente o propria, piuttosto che situazioni di disagio psicologico o familiare. Ogni singolo membro del gruppo partecipa attivamente rispondendo, in molti casi, a delle vere e proprie richieste d'aiuto. C'è chi lascia un messaggio per la necessità di esprimere un proprio stato d'animo e quindi per il bisogno di essere ascoltato o accettato; e chi invece scrive perchè si sente solo o è in difficoltà o ha bisogno di chiarimenti.
Ci sono utenti che pubblicano fotografie di loro stessi mentre sono lì seduti in attesa di terminare il ciclo di chemioterapia; o altri ancora semplicemente in attesa di ricevere una parola di conforto.
Questi gruppi hanno un valore inestimabile. Ogni utente riesce, come un bravo assistente sociale, a riconoscere la richiesta d'aiuto e a intervenire. Quella tanto ricercata empatia, in questi gruppi è presente al 100%.
Sembra difficile, ma senza guardarsi e senza ascoltare la voce altrui, gli utenti di questi gruppi riescono a interagire come degli ingranaggi perfettamente oliati.
Riesco a commentare tutto ciò solo con una parola: meraviglioso!
Ilaria Staffulani
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