In questi ultimi anni la figura del Care Giver è sempre più presente all'interno delle famiglie italiane. Un ruolo molto delicato che li porta molto spesso a sentirsi soli, umiliati, abbandonati, stressati e vittime di un circuito familiare che sembra andare in tilt.
Ho deciso di scrivere questo articolo a seguito dei numerosi colloqui svolti con loro. Colloqui in cui emerge il bisogno di URLARE al mondo IO CI SONO e STO SOFFRENDO. Persone che chiedono aiuto e che necessitano di prendersi cura di sè stessi.
Spesso ci dimentichiamo che i Care Giver sono intorno a noi, sono nelle nostre case, tra i nostri vicini di casa, tra i nostri amici e colleghi. Spesso pensiamo a loro come dei supereroi, ma non lo sono. Sono umani, proprio come me e te.
Sono persone che per scelta o meno si sono ritrovate a indossare il vestito della figura del CARE GIVER.
Si sentono abbandonati dai parenti, dagli amici, dalle istituzioni e da Dio. Si sentono vittime di un meccanismo circolare dal quale risulta impossibile venirne a capo.
L'obiettivo ultimo alla fine è sempre quello: assistere il proprio caro e farlo sentire più accudito possibile. Per molti l'inserimento in struttura non è neanche preso in considerazione. Provano ad assumere badanti e infermieri nella speranza di non lasciare nulla al caso.
Il proprio caro si aggrava. Peggiora giorno dopo giorno inesorabilmente. L'alzheimer è una malattia subdola, aggiungerei maledetta.
Si insinua lentamente. Piccole dimenticanze. Qualche disattenzione. Ma poi ti accorgi che gli episodi lentamente aumentano, diventano più frequenti. Sempre di più.
A quel punto decidi insieme al medico curante di portarlo da un medico specialista: il neurologo. Sarà lui che con la bacchetta magica riuscirà a trovare una spiegazione a questi sintomi. Bacchette magiche in realtà non ce ne sono. Anzi.
La terapia farmacologica inizia a funzionare, ma per poco. E' necessaria cambiarla di volta in volta in base ai suggerimenti dello specialista.
La situazione peggiora. Si sveglia 2-3 volte la notte, pensa che sia giorno. Sostiene di voler andare in bagno per fare la pipì, si dimentica che ha il catetere a permanenza.
E' diventato aggressivo verbalmente e fisicamente. Lo stress aumenta. La tensione è a livelli altissimi e il care giver inizia a traballare. Dolore alla schiena, mal di testa, cervicale, nervosismo, irritabilità. Questi sono solo alcuni dei sintomi fisici e psicologici.
Le settimane passano e la situazione peggiora.
Testimonianze dei care giver
"L'altro giorno mi ha rincorso con le forbici in mano".
"Si era chiuso in bagno, non voleva uscire. Gridava e aveva una forza sovra umana. Siamo stati costretti a chiamare il 118. Ci hanno chiesto cosa volevamo fare se dovevano portarlo via. Io e mio figlio abbiamo detto di no, di lasciarlo a casa con noi".
"Mi ha riempito di parolacce. Tante brutte parole. Ma quello che mi fa più male è che non mi riconosce più".
"Stiamo pensando di trovare una soluzione alternativa. A casa non riusciamo più a gestirlo. Siamo disperate e distrutte".
"Non ho più una mia vita. Mi sono trasferita a casa dei miei genitori. Con mio marito non mi parlo quasi più. Penso che mi lascerà."
"Ho chiesto l'aspettativa a lavoro, mi sono trasferito a casa di papà. Mamma è deceduta un anno fa, per il Covid. Sono figlio unico. Sono disperato, non so come fare".
"Sono in cura dallo psichiatra. Non riesco più a parlare con mio marito e con i miei due figli piccoli. La mia testa è sempre li. Non penso ad altro. Sto perdendo tutto. Tutto quello che avevo costruito".
Malattia di Alzheimer: si prende gioco dei nostri sentimenti
Queste sono solo alcune delle testimonianze di chi ogni giorno soffre, impotente. Davanti ad una malattia che si prende gioco dei nostri sentimenti e delle nostre vite.
Per poter prendersi cura del proprio caro bisogna imparare a prendersi cura di sè stessi. Concedersi del tempo per sè fa bene e vi aiuta a ricaricarvi. Questo non significa voler meno bene al proprio genitore ma è proprio il contrario.
Accudisco me per prendermi cura meglio di lui.
Trovate del tempo per uscire, per staccare la spina. Fosse solo per andare al supermercato o per prendere un caffè con un'amica al bar. Avete bisogno anche di queste piccole cose.
Avete bisogno di parlare con qualcuno, un parente, un amico, uno sportello di aiuto, un associazione, un professionista. Non dimenticate mai che voi siete umani non siete super eroi. Avete dei limiti, proprio come tutti.
Bisogna imparare a riconoscere questi limiti e ad accettarli. Solo in questo modo riusciremo a vivere meglio con noi stessi e con chi vogliamo bene.
Assistente Sociale dott.ssa Ilaria Staffulani
i.staffulani@libero.it